lunedì 11 marzo 2013

Kutt/Ta: una giornata sulle tracce degli Orsi. (di Manu On Trail)


Metti una nevicata record in uno dei luoghi più belli del mondo, le Cinque Terre, un bel gruppo di amici e un pizzico di lucida follia. Il resto vien da sé. 

Il Kutt/Ta: il primo evento trail autogestito, organizzato dagli amici del Team Kutt in questo 2013 appena cominciato. Settimane passate a scorrere cartine, tracce GPS e pure immagini da Google (non ero mai stato prima alle Cinque Terre). E poi pensieri notturni su quali materiali adottare, su che scarpe utilizzare, su quali sarebbero state le condizioni metereologiche che avremmo incontrato; ma soprattutto una sensazione di attesa crescente e trepidante, di curiosità, insomma di voglia di andare. Ed eccomi così in questa notte, non ancora esauritasi in alba e che regala sui tetti di Bergeggi un cielo che pare uno specchio di stelle, intento agli ultimi preparativi prima di incontrarmi con Beppe e volgere così la nostra marcia, ora autostradale, verso il Levante. Fuori dal portoncino di casa, comincio il mio lungo cammino della giornata, cavalcando i numerosi scalini (ma quanti ne incontreremo oggi) che mi portano fino all’Aurelia. Pochi minuti e sono in auto con Beppe. Si parte! 

I chilometri scorrono fluidi e lievi come il ritmo dei nostri pensieri di prima mattina. Incontriamo un po’ di neve intorno al Passo del Bracco, ma non si tratta ancora di una fioccata intensa. Puntualissimi raggiungiamo La Spezia. La città ci accoglie ancora sonnacchiosa, quasi assente eppure pronta a vivere una giornata che anch’essa non dimenticherà. L’appuntamento con gli amici Kutteri è alla stazione ferroviaria. Tutti puntualissimi, ma ahimè qualche naturale piccolo contrattempo del mattino non ci permette di prendere il treno prestabilito. Dopo qualche minuto trascorso a riflettere su quale piano b risultasse di migliore attuazione, si opta per trascorrere il paio d’ore che ci separa dal prossimo treno al calduccio del bar della stazione, tra un caffè e una brioche alla crema, chiacchierando di trail, materiali e…bischerate. Intanto fuori comincia a nevicare e in pochi minuti il gocciolìo bianco di nevischio si trasforma in un lento e inesorabile fioccare di cristalli mai così grandi e pesanti. E viene il momento di prendere il nuovo treno. Saliamo a bordo, ma quel regionale non muoverà mai verso Levanto: neve e scambi gelati, convoglio soppresso. Dunque ci troviamo ancora a La Spezia, ormai senza più treni disponibili. La scelta così resta una sola: partire di corsa direttamente dalla stazione in direzione Cinque Terre, per una andata e ritorno sui sentieri che attraversano i crinali del promontorio. Questa scelta ci permetterà comunque di percorrere qualche chilometro di trail, potendo però subito raggiungere le auto a fine percorso ed evitare così di restare troppo tempo con addosso gli abiti freddi e congelati.  

Dunque, via! 

Prime centinaia di metri per uscire dalla città, diretti verso la collina. Corriamo ancora sull’asfalto, ma sembra a tutti gli effetti di essere già sui sentieri, tanta è la neve già caduta sotto i nostri piedi. I passanti ci scrutano con un’espressione che tradisce forse perplessità, certamente sorpresa e curiosità alla vista di un branco di Orsi che imperversano per le vie della città, tra risate (ops…bramiti) e palle di neve. Il trail però in fondo è anche un po’ così. Ti senti strano, ciò che scorre intorno a te e strano, unico. E’ il momento che sto vivendo insieme a questi ragazzi è certamente unico. Bellissimo. Ora ci troviamo a percorrere l’immenso bosco che veste il promontorio. I passi affondano nel manto di neve sempre più alto, mentre la fitta vegetazione pare disegnare una galleria naturale di corteccia e resina. Ogni tanto, un boato lontano ci racconta che qualcuno di questi tronchi ha ceduto al peso della neve, finchè a pochi metri da noi non avviene proprio una di queste “esplosioni”: il tronco, pur di diametro limitato, si spezza di netto producendo un rumore forte e tonante, e sollevando in noi un’emozione di sorpresa ma anche di ansia e preoccupazione. Ora vogliamo uscire da questo bosco, anzi pare sia lui a chiedercelo, proprio con questo brontolio. Le nostre voci forse lo disturbano, oggi tutto l’ecosistema pare gradire il caos calmo e silenzioso portato dalla fitta nevicata. Giungiamo infine a un gruppo di case, dove incontriamo l’amico Sirio che,  nomen omen, sarà la nostra stella guida per i prossimi chilometri. Ad attenderci ora vi è una lenta risalita del versante, con i polpacci ormai abbandonati al manto soffice attraversato dalle nostre orme. Procedo insieme a Carlo, passi piccoli e cadenzati, in questo rumoroso silenzio interrotto solo dal nostro respiro. Cerchiamo insieme di seguire la pista tracciata dai compagni avanti a noi, quasi a chiudere la marcia di un branco di orsi di montagna. E’ un momento bello, carico di pensieri ed emozioni. Giunti a un tratto di falsopiano, ci troviamo quasi improvvisamente a correre all’impazzata in 40 centimetri di neve, cercando per quanto possibile di sollevare le ginocchia e di non trascinare la falcata; ma la stanchezza e il freddo si fanno sentire, ed ecco dunque che pure questo esercizio risulta piuttosto complicato. Sui nostri volti però splende un sorriso sincero, figlio certamente della passione genuina che ci ha portato fino a questo punto, con questo tempo. Ci stiamo divertendo, credo non potremmo davvero essere più felici. I momenti di foto e video si sprecano, con Giovanni addetto alla GoPro di Alberto, che si prodiga in riprese degne di un documentario naturalistico o sportivo, percorrendo più volte il gruppo avanti e indietro.

Il dislivello già affrontato, pur in un numero relativo di chilometri, comincia però a non essere indifferente e decidiamo così di intraprendere la lunga discesa verso il mare.

Intanto il tempo sta cambiando, la nevicata cala di intensità per trasformarsi così in un misto di nevischio e pioggia, meno pesante rispetto alla fioccata del mattino, ma certamente più fredda e bagnata. Alla soglia del congelamento, scopriamo comunque che il morale non è calato, anzi. Ora infatti anche la nebbiolina diafana che ha avvolto i boschi attraversati nei primi chilometri, pare svanire e pian piano si delinea dinanzi ai nostri occhi il profilo inconfondibile delle Cinque Terre a picco sul mare, anch’esso ora libero dalla foschia nevosa. Sotto di noi, quasi aggrappata alla terraferma, compare Riomaggiore, con il suo inconfondibile borgo punteggiato di case colorate e profumate di Liguria. E’ abbastanza vicina, eppure ci sembra lontanissima così annegata nell’immenso promontorio che la abbraccia. Le Cinque Terre innevate: uno spettacolo più unico che raro. Qualcosa che ti resta dentro per sempre, non può essere altrimenti. Qualcosa di eterno eppure anche così effimero, com’è naturale nell’alternarsi ciclico e frenetico delle stagioni. Qualcosa insomma che va immortalato; e dunque il buon Fede appollaiato sul bordo di un recinto, realizza uno scatto quasi acrobatico, regalandoci però forse la più bella foto paesaggistica della giornata, certamente la più suggestiva.

Ora ci attende un dislivello negativo piuttosto importante. Non è un segnale confortante, perché alle Cinque Terre, dislivello significa soprattutto scale. Centinaia e centinaia di gradini, di altezza e lunghezza variabile, si arrampicano isterici e cattivi su questi pendii, rendendo il percorso faticoso in salita e insidioso in discesa. Dopo aver salutato Sirio che farà nuovamente ritorno verso casa e averlo ringraziato di cuore per la guida preziosa che ci ha fornito, cominciamo ad affrontare queste scalinate, interrotte ogni tanto da brevi terrazzi agricoli, con calma e prudenza. Basta infatti un passo azzardato o un appoggio instabile per trovarsi col fondoschiena appoggiato non certo delicatamente sul bagnatissimo misto fango-neve che scorre sotto le nostre scarpe. Al termine di questo tratto di scalini (non sarà comunque l’ultimo della giornata) ci attende la strada statale, il modo più rapido (ma non breve) e certamente più sicuro e logico in quel momento per tornare verso La Spezia. Questa è forse l’unica parte un po’ noiosa di tutto il percorso (ovviamente non prevista nel tracciato originale del Kutt/Ta che avrebbe mosso da Levanto). Infatti ci tocca risalire il tracciato dell’ Aurelia fino al passo, controvento, bagnati fradici e sull’asfalto, il fondo ora meno gradito dalle nostre caviglie; ma siamo in ballo ormai e i Kutteri si dimostrano veri orsi inarrestabili. E così anche il mio lento procedere sulla strada, in compagnia di questi ragazzi è un divertimento e la fatica quasi non si avverte. Giunti dopo pochi chilometri alla galleria di spartiacque e superata la stessa, ci troviamo d’improvviso in un altro mondo. Di nuovo neve, tanta neve, anche sulla strada: una sensazione piacevole, oltre alla percezione di un graditissimo tepore, dato certamente proprio dalle mutate condizioni climatiche e ambientali. Ci sentiamo tutti rinfrancati e attraversati da un’energia nuova. Siamo carichi di adrenalina e motivazione e volgiamo così subito il passo in discesa verso La Spezia. Incontriamo alcuni mezzi al lavoro per la pulizia della carreggiata, come pure qualche automobilista che ci scruta curioso. Un paio di chilometri e decidiamo di affrontare il secondo tratto di scalini, quello che ci porterà direttamente in città. Le gambe sono un po’ stanche, ma tutto sommato ancora abbastanza reattive e anche questa nuova scalinata passa via veloce. Per me la consapevolezza di dovere ancora lavorare molto, tra le altre cose, anche alla tecnica di discesa su scalini in queste particolari condizioni. E’ Piero a farmelo notare, spiegandomi quanto sia opportuno in questo caso scendere maggiormente di avampiede, privilegiando la sensibilità e il controllo dello stesso e sfruttando anche in questo caso le caratteristiche di reattività delle “zampe” Karhu, rispetto alla più classica andatura “di tallone”, più rullante, che spesso si adotta quando si rallenta per la stanchezza. Faccio mio il preziosissimo consiglio di Piero e d’ora in avanti presterò più attenzione anche a questi particolari.

Tutto bene comunque, ora siamo tra le case e le vie di La Spezia. Ad accompagnarci in queste ultime centinaia di metri, corse sguazzando tra pozzanghere di acqua gelida e grumi di neve non ancora sciolta, anche qualche timido raggio di Sole. Il nostro traguardo alla stazione di La Spezia non poteva essere salutato e celebrato meglio. Una corsa veloce alle auto a infilarsi abiti asciutti, è tempo di festa e baldoria: è terzo tempo!

 Un po’ stanchi e molto affamati, ci infiliamo in una pizzeria poco distante, dove ci vengono servite lasagne, salsicce, verdure e pure una buona zuppa calda. Il tutto innaffiato dall’immancabile birra.

Il pranzo, anzi data l’ora il merendone, scorre via tra impressioni sulla giornata e piacevoli chiacchiere. Ultimo giro mangereccio a base di budini, pannacotta e pastiera per Beppe e Fede, e viene il momento di tornare alle auto. Ci aspettano un paio d’ore di viaggio in entrambe le direzioni. Ci si abbraccia, felici e soddisfatti per la giornata e la piccola impresa (metereologicamente parlando) compiuta. Soprattutto però, si avverte l’uno negli occhi dell’altro la consapevolezza di aver vissuto insieme un’avventura davvero indimenticabile. Sorridiamo e i nostri volti sono carichi di passione sincera, di contentezza e di amicizia quasi fraterna. Così la prima edizione del Kutt/ta va in archivio. 

Ora sono nuovamente qui nella casa bergeggina di Beppe, con il paese infreddolito e addormentato come questa mattina. Scorrono nella mente ancora mentre scrivo queste righe, le immagini della giornata: La Spezia innevata, il bosco e la sua voce di tuono e corteccia che si spezza, il grande Sirio che ci viene incontro nella nevicata e che pare uscire direttamente dalle pagine di Jack London. Il buon Carlo a onorare il Kutt/Ta con il suo inconfondibile baschetto: un onore averti corso al fianco. Il grande Piero, che rende omaggio al suo nick @Rush, mostrando una fantastica progressione finale tra le pozzanghere spezzine. Federico e Giovanni, fotografo e operatore per l’occasione, che accompagnano instancabili tutto il gruppo, curandosi sempre di non lasciare mai nessuno indietro, e regalando a questo Kutt/Ta riprese e istantanee che resteranno ben impresse nella memoria. E poi ancora Andrea, il grande orso con i bastoncini, gigante buono a fungere da colonna portante di tutto il gruppo. Il faccione sempre sorridente di Alberto, bersaglio preferito di battute e scherzi e pure di palle di neve, ma anche amico vero su cui poter sempre contare. E infine naturalmente il carissimo Beppe, il mio “papà Orso” in tutti i sensi: ogni chilometro che percorro e percorrerò ancora sui sentieri, lo devo alla sua pazienza, alla conoscenza tecnica e all’esperienza che mi trasmette da quando ci siamo conosciuti.

Che gruppo splendido. Certo, una bella e giovane realtà del mondo trail, ma soprattutto un bell’esempio di amicizia e affiatamento tra persone semplici e normali, che condividono e trasmettono la loro grande passione. Una lezione anche umana, davvero preziosa. Una gioia e pure un grande regalo del destino, aver potuto trascorrere una giornata insieme a loro.

 Si spegne la luce, è ora di dormire. Con la silenziosa speranza di rivivere ancora in sogno la corsa a perdifiato nella neve delle Cinque Terre. Onirico e realtà quali elementi antitetici eppure sovrapposti e compenetrati. Potere del Kutt/ta. Potere del trail.

martedì 22 gennaio 2013

Karhu Flow Trail - Testate da Bussino

Test: Di Alberto Bussino Lazzerini
Scarpa: Karhu Flow Trail
misura: 9 US
 
 
 



Dopo alcune settimane, mi trovo ad esprimere le mie prime opinioni sulla scarpa da trail di casa Karhu.
La Karhu Flow Trail, ha un aspetto sobrio nei colori e la scelta la trovo molto azzeccata. Si tratta di una scarpa minimalista dal peso di 265g con un differenziale tacco punta di 8mm.
 
La Calzata: 
 
Come si nota nella fotografia: la calzata, è ottima e talmente confortevole che non sembra nemmeno di avere ai piedi una scarpa adatta a terreni impervi e fangosi, ma bensì di stare all’interno della più confortevole pantofola da casa che si possa immaginare. Il confort, è dato anche dalla quasi assenza totale di protezioni poste sulla tomaia, eccezion fatta per la fascia nera che gira tutto intorno alla toamia della scarpa e ad un piccolo inserto in gomma posto sul puntale. La fascia, oltre ad offrire un minimo di protezione dall'impatto  accidentale con legni e pietre, fa sì che la tomaia non ceda durante le fasi di torsione e flessione della corsa. All'altezza del tendine d'achille sono inseriti due piccoli tubolari che garantiscono la stabilità della scarpa a ridosso del tendine, le asole delle stringhe permettono di serrare perfettamente la scarpa impedendo sfregamenti e scivolamenti del piede all'interno della tomaia.
Questi aspetti fanno si che la scarpa sia molto rapida e reattiva all'impatto col terreno rispondendo presente alle richieste di varizione di direzione, anche se fatte in maniera improvvisa e brutale.
La Suola:   

 

La suola, presenta un disegno particolare, studiata per rendere al meglio è in grado di assorbire le asperità del terreno adattandosi al tipo di fondo che trova, le diverse scanalature presenti autano proprio questo adattamento; da notare come le tassellature differiscano tra il puntale e il tallone
 
 
 

Oltre, al diverso orentamento delle tassellature anche nella dimensione degli stessi tasselli, questo fa si che la scarpa abbia una presa efficace sul terreno, sia in fase di spinta in salita ma soprattutto garantendo tenuta su tutti i tipi di terreno in discesa.
 

 
Emblematica è appunto questa foto, scattata subito dopo aver effettutato un tratto di discesa su neve fresca, come si può notare sono perfettamente visibili i tasselli del tallone che hanno aderito perfettamente durante la fase di atterraggio impedendo al piede di svivolare in avanti col rischio di cadere, mentre nella zona del puntale la tassellatura ha permesso alla scarpa di aggredire il terreno e aiutando durante la sua fase di spinta decisa, anche in situazioni di terreno scivoloso.
La resa sul fango è ottima, infatti la tassellatura fitta fa sì che non si attacchi troppo fango alla suola riducendo al minimo la creazione di quella sorta di cuscinetto, che solitamente impedisce una buona presa sul terreno e aumentando il rischio di caduta. Quando capita di svicolare la morbidezza della scarpa è il suo ottimo grip permettono di rimediare all'errore.
E' sicuramente una scarpa che ama essere condotta e che rendere al meglio se siamo abituati ad usare i piedi durante la corsa. Ma è talmente comoda e pratica che si adatta perfettamente a tutti i tipi di corridori.
 
A presto per altre considerazioni e giudizi. 
di seguito alcune foto scattate in occasione di uno dei giorni di test: 
 
 

 
 
 
 

sabato 19 gennaio 2013

Giovanni Zorn e Kutt per il 2013

Notizia dell'ultima ora, Giovanni Zorn entra nel Kutt, dopo alcuni contatti avvenuti negli ultimi mesi con il team da ieri sera Giovanni affronterà la stagione agonistica con il Kutt. 


Classe 1973 con alle spalle numerose vittorie nel podismo e una supremazia durata ben 9 anni nel Bravìo delle botti di Montepulciano, storica corse con le botti insieme al suo compagno amico Lorenzo Martire, si è appena affacciato al Trail running facendo subito molto bene e vincendo al suo esordio il Marathon Trail del Montalbano di Capraia e Limite in Toscana, gara in due tappe la prima notturna e la seconda la mattina seguente per un totale di 43km con il tempo totale di 3:47:44.


Domani, domenica 20 gennaio la sua prima gara con il Team alla prima edizione del Trail di Maremola in Liguria.

Giovanni è stato accolto con grande entusiasmo da tutto il team e dal Sales maneger di Karhu Italia.


Presto il profilo completo di Giovanni.
In bocca a lupo.


Giovanni all'arrivo della tappa notturna del MTDM 2012
Giovanni insieme al suo compagno di contrada Lorenzo al Bravìo delle Botti di Montepulciano nell'edizione 2009



lunedì 14 gennaio 2013

Karhu Flow Trail 2013

Dopo una lunga attesa da oggi è possibile acquistare le nuone Karhu Flow Trail direttamente sul sito della Karhu, http://karhu.com/scarpe-da-running/flow-running-shoes, insieme alle due gemelle da strada.

Abbiamo avuto la fortuna di poterle avere a nostra disposizione dagli inizi di dicembre, con questo post iniziamo una piccola serie di considerazioni su questa scarpa nella speranza che possa essere di aiuto nell'eventuale scelta di questo modello.
da sx Flow Trail - Flow Light e Flow Trainer

Test di Massimiliano Pagni
Scarpa Karhu Flow Trail
peso 265 gr numero 9,5 usa 42,5 eur
Drop 8mm

Ebbene si, sono arrivato alla percorrenza dei primi fatidici 100 km con le nuove Karhu Flow Trail ed è finalmente arrivato il momento di parlarne.
Ho provato queste scarpe su diversi tipi di terreno, fangosi, pedecollinari ai terreni rocciosi dei sentieri appenninici..
La scarpa è molto tecnica, leggera, solo 265 grammi secondo me adatta a persone con esperienza di corsa, a persone che sanno dove mettono i piedi, è una scarpa poco protettiva anteriormente, quindi deve essere giudata bene, ma dalla sua parte ha una sensibilità sorprendente.
La scarpa che si adatta e si modella al terreno che trova,  non mettendo mai in discussione il naturale appoggio del piede.
Le nuove Karhu Flow Trail sono scarpe essenziali, veloci adattissime a cambi ripentini di direzione, con queste scarpe  ho anche provato a tirare nelle discese tecniche, e devo dire che è stato molto piacevole. La scarpa è precisa, difficilmente cede sul terreno,  a mio modo di vedere predilige terreni rocciosi a terreni fangosi, dove in ogni caso se la cava sempre benissimo, riuscendo a non raccogliere mai troppo fango e a non assorbire mai troppa acqua. Ho sempre sognato una scarpa che avesse le sue migliori performance sulla roccia, il motivo è semplice, sulla roccia sopratutto bagnata, le possibilità di cadere sono massime, sul fango più o meno tutte le scarpe se la cavano. L'uniche scarpe che ho sempre ritenute migliori sulla roccia erano le salomon s-lab, che con la loro minima tassellatura, avevano un appoggio maggiore ed erano oltresì realizzate con gomma molto morbida ed aderente. Queste salomon avevano poi per i miei piedi, un sacco di difetti e quindi alla fine le ho utilizzate pochissimo.
Le Karhu Flow Trail invece sono molto piu comode ed hanno una aderenza forse su certi aspetti anche migliore. La suola, molto flessibile e composta da una piccola tessellatura, fà veramente la differenze, riesce ad evere sempre una grande superficie di appoggio e quindi non compromette mai la stabilità, a differenza di scarpe ultratassellate.
La scarpa si asciuga velocemente e non assorbe mai troppa acqua, ed anche questo è molto positivo, ma il grande vantaggio di questa scarpa stà nel tallone, sempre libero e però allo stesso tempo ben indirizzato da due guide morbide poste all'interno della scarpa, permettendo così la possibilità di inserire spessori o solette di varia altezza, senza creare nessun problema all'assetto della scarpa stessa. Le Karhu Trail hanno un differenziale punta- tallone di 8 mm che permette di avere sempre una ottima stabilità, salvando sopratutto le caviglie,  la scarpa è avvolgente come un calzino e non necessita di calze particolarmente pesanti. L'unico dubbio che avevo era legato al consumo del battistrada della scarpa, che avendo una ottima aderenza, poteva anche essere tremendamente morbido e quindi con un consumo veloce; dopo 100 km percorsi la scarpa è sempre in ottime condizioni.
Per ultimo mi sento di fare una riflessione sull'uso di questa scarpa, ovvero la ritengo adatta a trailer veloci e mediamente leggeri, non sono scarpe adatte a persone di corporatura pesante che si avvicinano ai trail. Per ora la scarpa è stata testata su una distanza massima di 25 km con D+ 1100, senza evidenziare nessun tipo di affaticamento al piede. Mi riservo di aggiornare questa mia recensione, sul comportamento delle Karhu Trail su distanze maggiori, dove entrano in gioco altre importanti varianti da tenere in attenta considerazione.

Massimiliano Pagni


Nel primo modello inviato ancora non aveva l'orso grande sull'estrno della scarpa, per il resto non è cambiato niente

mercoledì 2 gennaio 2013

New Entry nel KUTT

Buon anno a tutti, come annunciato la famiglia degli orsi si ingrandisce con l'arrivo di nuove risorse.

Ecco i nuovi membri KUTT2013

Minna durante l'Elba Trail 2011

Minna Kaarni
città natale Helsinki
città adottiva Marciana nella bellissima Isola d'Elba.

Minna, Finlandese DOC, ha scelto la solare, come lei, Isola d'Elba dove vive  con suo marito e la sua Petunia, jack russel, che l'accompagna in molti allenamenti.
Minna è una vera sportiva, fin giovanissima nella sua Finlandia si diletta in molte discipline, sci di fondo, atletica leggera e danza classica. Approda a Roma e dopo due anni di scuola internazionale inizia gli studi alla " La Sapienza" dove studia Lingua e letterature Straniere Moderne.
Per sostenere i suoi studi e per la sua enorme passione nello sport diventa istruttrice di aerobica, è proprio a Roma che i suoi allievi la introducano alla corsa, all'attivo a molte maratone e innumerevoli mezze maratone, tra le più famose, Helsinky, Roma, New York, Barcellona e Firenze, lo scorso anno ha affrontato la sua prima Ultra, la Pistoia Abetone che sale, sale e ri-sale.
Dato che vive all'Isola d'Elba era inevitabile che le sue corse finissero nei bellissimi sentieri che l'isola offre, il dado è tratto e nel 2011 affronta il suo primo Trail propio a casa, Elba Trail.
Minna quando non corre si immerge in acqua ma per lavoro, suo marito è il titola di una  casa di produzione di documentari naturalistici, sopratutto subacqueii.
È entrata nel gruppo perchè è una instacabile macinatrice di km a piedi e in bici una vera KARHU SISU.

Gir de le Malghe - skyrace m.te Guglielmo
Ølga [Norlander] Agnelli
classe 1973,

è la dark lady del gruppo. Metallara e vegana corre su strada da tempo con discreti risultati (1h:29’ sulla mezza maratona e 3h:30’ sulla maratona). All'attivo un numero esorbitante di mezze maratone, predilige le gare brevi dove sprigiona tutta la sua velocità. Da un annetto ha iniziato a sporcarsi sui sentieri… e le sta piacendo molto! La corsa è per lei come la pratica shiatsu: conoscenza interiore attraverso esperienza fisica. E se poi ci si piazza bene in classifica, tanto meglio.
Ultimo successo in ordine cronologico l'ottimo terzo posto al Maddalena Urban Trail dietro alla Pizzino Catena e Cinzia Bertasa due vere Sky racer.
È entrata nel gruppo perché vive a Brescia ma si sente finlandese dentro e KUTTERA a pieno titolo.




Pino in una delle sue uscite nei dintorni di casa
Giuseppe [PINO] Cancemi
classe 1960,
Città natale Lac-Mégantic, Quebec
Vive a Savona,

sposato con Mariangela ha una figlia di 19 anni , Chiara, studentessa di Ingegneria e ballerina da quando aveva 4 anni .
Appassionato di moto e montagna, anche se abita a 200 metri dal mare.
Ha giocato tanti anni a pallavolo, poi motorally e enduro , per poi passare alla mountain bike, disputando diverse stagioni  con gare locali e diverse Gran Fondo in giro per l'Italia. Ha partecipato anche ad una lunga serie di 24 ore in mtb.
Correndo così per passione tra i boschi dietro casa, ha scoperto l'esistenza di queste gare mitiche di km e km e dislivelli mostruosi, e gia' appasionato di fuoristrada , ha iniziato con il Trail Running.
Corre dal 2005 e le gare a cui a partecipato sono un numero imbarazzante, circa 100 tra medie e lunghe, quest'anno si è cimentato nella bellissima Grand Raid International du CRO-MAGNON chiudendola in poco piu' di 27 ore.
Guida ciclo escurionista, ha una grande conoscenza del suo territorio, la Liguria, ha partecipato a organizzare, come tracciatore, diverse gare di Trail , tra cui 7 edizioni di Trail Aschero , il Trail di Marmorassi e  l'ultimo Berg Trail.
È un vero ULTRA instacabile e non si arrende mai, entra nel KUTT perché ama essere orso in tutto e per tutto ma se lo incontrate sui sentieri sappiate che avete incontrato un vero compagno di viaggio.



Fabio Scipioni
classe 1969
città natale Aosta
divide la sua esistenza tra Courchevel in Francia e Milano

Al centro Fabio Scipioni primo alla 30km del Corchevel X Trail 2011, alla sua destra il grandissimo Vincent DELEBARRE, primo nella 50km e  Franck GORRY entrambi del Team Quechua
Fabio ha vissuto la corsa in diverse riprese della sua vita. L'infanzia vissuta in Valtournenche, alternava la corsa allo sci.
Dopo una breve pausa adolescenziale, inevitabile, a 23 ha un grave infortunio al ginocchio destro dove in un colpo solo perde crociato anteriore, tendine popliteo e lesione dei menischi. Lo operano in Svizzera, ma le pessime parole del chirurgo le prese come la sfida della vita: " ....si scordi di fare delle lunghe corse da ora in poi..."
Inizia con metodo una riabilitazione di duro lavoro fino a muovere i primi veri passi di corsa; dopo un anno intenso iniziava a vedere la fine di questo lungo calvario. Era metà degli anni novanta, nasceva lo skyrunning con Bruno Brunod, Champetravy e la Valle d'Aosta era la culla dei migliori runners in montagna.; amici di Valtournenche e praticanti lo videro allenarmi e lo chiamarono ai primi vertical.
Da lì tutto cominciò, circuito regionale e piemontese di corsa in montagna e così via, il fisico si plasmò, cambiarono molte cose e l'amicizia di Jean Pellissier e Bruno Brunod lo portano ad un livello di allenamento decisamente superiore.
Nel 2004 i primi risultati, Eco dei Marsi quarto posto e l'anno successivo terzo posto, così continua sui "trails" con piazzamenti di rilievo, l'ultimo in ordine cronologico il 1° posto alla Malandrinata 2012.
Durante l'inverno passa le sue giornate sulle Alpi del Rodano dove fa il maestro di sci, è sposato ed ha una bellissima bambina che vivono a Milano, ma appena puo, scappa a correre sui sentieri  della sua Valtournache.
Predilige le distanze corte e tecniche dove da il meglio di se, ha un animo decisamente agonistico anche se non va mai vantandosi dei suoi risultati, è una persona vera, integra e solare.
Entra nel KUTT perchè crede profondamente nella genuità del team.


I profili dei fondatori.

FedeFederico [Fede] Corbinelli
classe 1983,
il più giovane del gruppo, felicemente sposato con una bellissima bambina, Federico vive e lavora a Lastra Signa.
Ha iniziato a correre da qualche anno, dopo aver mosso i primi passi nel podismo si è innamorato del Trail.
Predilige le lunghe distanze alla velocità è un vero instacabile macinatore di kilometri.
È entrato nel Team perchè è alto, prestante con una folta chioma di capelli castano chiaro e due bellissimi occhi azzurri, era l'unico modo di rissolevare la media del Team.

FedeAlberto [Bussino] Lazzerini
classe 1971
vive a Sesto Fiorentino, sposato con una vera atleta con la quale ha una bellissima figlia nata quasi insieme al KUTT.
Podista di lunga data, annovera un palmares di tutto rispetto con un 2h e 37 nella maratona.
Nel 2011 ha tentato il suo primo Tor de Géants, si è fermato onorevolmente a Cogne al 102simo km, è il nostro uomo desertico.
È entrato nel team perchè parla tantissimo.

FedeEmanuele [Diamanti] Diamanti
Classe 1975,
vive a Scarperia nel cuore del Mugello, sposato con la dolcissima Simona con la quale hanno due meravigliose creature.
Atleta di grande umiltà, versatile e forte, arrampicatore, mountain bike e bike-trial, grande appassionato di montagna, appena può scappa a rifugiarsi sull'appennino nell'alto Mugello.
Da qualche anno ha scoperto il Trail ed è stato amore a prima corsa.
È entrato nel Team perchè se si toglie gli occhiali sembra Marty Feltman, vi ricordate “Lupo ululi, lupo ulolà”?

FedeMassimiliano [Brio] Pagni
classe 1968,
è l'uomo dei misteri, non si sa da dove viene, dove vive è comparso nel mondo del Trail da poco più di un'anno, collezziona un successo dopo l'altro facendo registrare prestazioni cronometriche al pari dei veri campioni.
È loggoroico quasi come il suo amico Bussino, la sua lingua arriva sempre prima delle sue gambe, non trattiene nemmeno il semolino, sincero, schietto e divertente.
È entrato nel Team perchè dopo aver rotto i c.......i alla Salomon alla Tecnica ci ha fatto pena e lo abbiamo ingaggiato noi.

FedeCarlo [Orso Karhu] Caldon
Classe 1961,
rappresenta l'unica nostra speranza di far parte di un Team.
Uomo della Karhu Nordic Ab.
Ogni tanto va a dormire a Treviso dove l'aspetta la sua gentil sposa Cinzia.
Il suo esordio nel mondo delle Ultra sarà il 29 gennaio 2012 alla Ronda Ghibellina.
Dopo lunghi anni passati, prima in New Balance e poi in Puma, nel 2009 ha accolto la grande sfida di riportare le Karhu nel mondo del podismo.
È entrato nel Team perchè senza di lui un si poteva fare.

FedePiero [rush] Sisti
classe 1964,
Vive a Borgo san Lorenzo, con la sua amatissima Sandra e due figli meravigliosi, un cane, due gatti, le rane del laghetto di casa ecc, ecc.....
Mugellano di adozione, si è subito innamorato degli appennini dove ci ha scorrazzato in Mountan Bike per molti anni, amante della montagna ha scoperto il podismo in tarda età, dopo qualche apparizione ad alcune maratone, facendo registrare tempi da vergogna, ha scoperto il trail running per pura casualità.
È entrato a far parte del Team perchè l'ha inventato lui.

lunedì 17 dicembre 2012

Zaino Ultraspire Omega

È ora di qualche commento a freddo di questo ottimo prodotto, dopo averlo messo alla frusta durante la Zugspitze, CCC la Olne Spa Olne e il MTDM di questo fine settimana e innumerevoli allenamenti a pidei e in mountain bike.

L'Omega si è rivelato un ottimo compagno di viaggi anche per le più' lunghe e impegnative gare.

Iniziamo con qualche dato della casa:
    
Accesso rapido ai vari inserti grazie alle zip con laccetti di gomma elastici e tasche con calamita     
     tutte facilmente apribili anche con guanti
Doppi ganci di facile accesso per distribuire in modo uniforme il peso e la gestione del carico
    
Peso: 337 grammi
    
Volume:  (8,2 litri)

Lo zaino a vuoto è veramente leggero, la vestibilità grazie ai doppi ganci è regolabile al meglio, mi impressionato che anche a pieno carico lo zaino veste così bene che non se ne avverte la presenza, i tessuti sono molto morbidi e le cuciture non danna mai noia, tanto da poter pensare di poterlo utilizzare anche a pelle.
La mia personale preoccupazione era dalla capacità di carico, temevo che 8 litri erano veramente pochi per poter contenere tutto il materiale richiesto alla CCC e portare il necessario extra, invece grazie alle innumerevoli tasche d inserti il materiale si distribuisce veramente bene:
Come immaginerete alla CCC di quest'anno con un clima così tremendo non mi sono fatto mancare nulla, di conseguenza oltre al materiale obbligatorio dentro c'e' entrato altre due maglie di ricambio un paio di calzini e un pantalone lungo.
Altra cosa che mi preoccupava un po' era la posizione del carico, Ultraspire sposta il peso verso il basso nella parte lombare io in media ho sempre prediletto gli zaini che hanno la maggior parte del carico sulle spalle, temevo che mi avrebbe dato fastidio invece, grazie alle regolazioni, il peso sulla parte lombare è praticamente annullato.
Sul davanti l'Omega ha la bellezza di 5 inserti, uno con la zip, uno con laccio, una con calamita e due con la rete, praticamente tutto quello di cui uno a bisogno a portata di mano lo trova subito, sui fianchi laterali ci sono due taschini aperte che si stringono quando si serra i lacci per stringere il carico alla vita, li io ciò messo i bastoncini ripiegabili e in alto ci sono due elastici con tanto di gancio rapido per fermarli, dietro è composto da 4 inserti, uno principale e impermeabile, uno esterno con rete elastica, una piccola tasca superiore con zip ed infine una aperta con accesso rapido per la sacca idrica.
L'Omega viene fornita con una sacca idrica di 2 litri nominali, io non sono riuscito a metterci di più' di 1,7 litro d'acqua, le sacche sono prodotte dalla Hydrapak appositamente per la Ultraspire, sullo spallaccio sinistro trova alloggio il tubo dell'acqua, la sacca è veramente ben fatta e al suo interno c'e' una membrana che divide in due la sacca in modo da ridurre lo sciacquio d'acqua, la sacca è trattata con materiale antibatterico e a differenza di altre non maleodora soprattutto da nuova.
L'accesso all'acqua è rapido anche se personalmente ho trovato la valvola un leggermente dura ma so che quest'anno ne hanno progettata una nuova, forse non è stata solo un mia impressione.
Sul fondo dello zaino nella parte esterna c'e' un'altro laccio regolabile dove io ciò messo una rete porta rifiuti.
Lo zaino non ha in fischietto che ho preso in prestito da un'altro zainetto, per il resto non manca assolutamente nulla.
Zaino consigliato per le medie e lunghe distanze ma avvolte io l'ho usato anche per le corte tanto da semivuoto non pesa e non ingombra per niente.

Ultraspire si conferma un produttore con una cura maniacale sui loro prodotti, non trascura assolutamente niente e sta attento ad ogni singolo dettaglio, pensare che ganci per la chiusura sulla parte frontale dei lacci è in lega leggera.

http://www.ultraspire.net/
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lunedì 10 dicembre 2012

Olne SPA Olne (Belgio)

Dopo tanto scrivo di nuovo sul nostro Blog che dopo la CCC ho e abbiamo trascurato un po', scrivo perche due settimane fa sono andato in Belgio nelle bellissime Ardenne Blu un Trail con tanta storia ma assolutamente sconosciuto ai più.
Nel guardare le gare qualificanti per l'UTMB 2013, trovo questa gara in Belgio e decido di iscrivermi, 70km 2200D+, 4 ristori con tanto di zuppe calde.
Devo dire con un po' di fatica trovo il sito della gara e cercando su internet trovo poco o nulla ma non mi scoraggio e scrivo all'organizzazione, dopo un paio di tentatvi andati a vuoto mi risponde FELIX e mi da alcune info addirittura in Italiano, rompo gli indugi mi iscrivo e prenoto il mitico Rayanir alla modica cifra di 19 euro su Bruxelles, costo dell'iscrizione alla gara ben 10,00 euro, dopo anni hanno aumentato di 2 euro ed erano un po' dipsiaciuti:

La Olne Spa Olne festeggiava quest'anno la sua 17sima edizione è un ULTRA molto sentita nel Benelux ne sono testimoni i molti Olandesi che ci partecipano, Olne è un piccolo villaggio rurale alle porte delle Ardenne quasi al confine dell'Olanda, con mia moglie decidiamo di alloggiare ad una ventina di km da Olne nella piu' rinomata SPA, famosissima stazione termale, non a caso le Terme in tutto il mondi si chiamano SPA.

Arriviamo a Bruxelles il venerdi all'ora di pranzo da li ci spostiamo a SPA con una macchinaa noleggio, dopo un sabato passato tra terme e a giro per alcuni bellissimi villaggi delle Ardenne giunge l'ora di andare a ritirare il pettorale e pagare l'iscrizione, arrivo al centro Hall Omnisport, benedetto il TOM TOM, il centro è modernissimo una bellissima strttura in legno con ristorante, docce, palestra allesttita come dormitorio il tutto ben riscaldato, c'e' da condsiderare che la gara è a fine novembre e spesso è gia caduta la prima neve. Prendo il mio pettorale, pago raccolgo le ultime info e me ne vado verso SPA.

La Gara alle 7,30 circa mi presento alla partenza, soffia un vento molto forte da nord ovest, all'orizzonte nuvole minacciose corrono veloci, mi interrogo piu' volte sull'abbigliamento e nello zaino ci butto un'altro giacchettino che mi rimarrà molto comodo piu avanti. Alle 8,15 circa si parte, siamo 550 circa, iscrizioni record, difficilmente la gara negli scorsi anni superava le 300 persone, ma quest'anno danno 2 punti per l'UTMB e questo ha portato a far lievitare il numero degli iscritti.

Il percorso è veloce si corre i primi km ad un ritmo da strada, dopo circa un'ora inizia a piovere e un infinità di sali e scendi che non abbandonano piu la gara il tutto rigorosamente nel fango e con pochissime possibilità di poterlo scansare, lungo il tragitto parlo con alcuni che condividono con parte della gara, ovviamente sono tutti stupiti quando gli dico che vengo dall'Italia, , Alex con il quale percorro alcuni km poco prima del secondo ristoro è un appassionato dell'Italia, ama Siena  viene spesso in Italia in vacanza, al secondo ristoro una signora si avvicina quando mi semte parlare con mia moglie, la quale, SANTADONNA, mi ha accudito come sempre in modo egregio portandomi un bel ricambio caldo, la signora sfoggia un ottimo italiano e mi incoraggia ad andare che sto andando molto bene, i primi 47km li ho chiusi in 4h e 15, riparto bello asciutto, arranco per i primi passi e poi riprendo il ritmo ma mi accorgo che non riuscivo piu' a correre come prima, inizio a sentire la pesantezza del terreno nei muscoli e soprattutto lo scarso allenamento fatto dopo la CCC. Per un lungo tratto mi sento veramente spossato, mangio un'altra barretta e cerco di trovare un trenino con il quale poter smaltire un po di km e trovo due ragazzi del posto, anche loro erano sul cotto andante, parliamo, facciamo qualche risata e da li a poco ci compare l'ultimo ristoro, questo vuol dire solo 6Km all'arrivo, da li prendo forza e inizio a correre bene come all'inizio non sento piu' la stanchezza e taglio il traguardo dopo 8h e 20, anche questa è fatta, doccia caldissima e nei 10 euro è compresa una super birra e un piatto di SALSICCE, PATATE e fagiolini da URLOOO.



Alla fine sul mio Garmin i km sono 69,300 e 1980D+
Le Ardenne sono molto affascinanti si corre in infiniti boschi dove la luce a tratti crea atmosfere fiabesche e senza voler sollevare alcuna polemica in merito il portafoglio ringrazia.
10 euro l'iscrizione
19 euro l'aereo
80 l'auto a noleggio per tre giorni
210 l'albergo termale per tre giorni per due persone




Povere Karhu